L’andamento del commercio all’ingrosso: ecco i dati della Camera di Commercio e della Confcommercio
Il commercio all’ingrosso rappresenta un importante aspetto nel segmento di mercato inerente alla vendita e, insieme al commercio al dettaglio, va a costituire l’11 per cento del Prodotto interno lordo italiano. Il commercio della nostra nazione ha vissuto uno dei periodi più floridi nella decade degli anni novanta e buona parte di quella successiva, sino all’anno 2007 quando aveva toccato il 16 per cento del Pil italiano; dopodiché, sopraggiungendo la crisi economica, è subentrato il periodo cosiddetto di stagnazione, ovvero un’improvvisa interruzione della graduale crescita avvenuta sino a quel momento. Ora che la crisi dovrebbe essere oramai alle spalle, come procede l’andamento del commercio all’ingrosso? Cerchiamo di fare chiarezza tracciando linearmente cosa è accaduto negli ultimi anni, cosa sta succedendo adesso e cosa dovrebbe avvenire in futuro.
Un rapporto della Camera di Commercio illustra che il trend negativo che si è protratto soprattutto nel biennio 2008-2009 a causa della perdita del potere economico delle famiglie, si è stabilizzato nel 2011, corrispondendo anche a una minore produttività del lavoro nel settore del commercio. Con la decrescita delle vendite nel commercio al dettaglio dovuta alla perdita del potere d’acquisto delle famiglie, è stato automatico per il commercio all’ingrosso risentire del trend negativo e di conseguenza c’è stato un decremento di diversi punti percentuali da parte del settore Commercio all’interno del Pil italiano. Tutto ciò ha influenzato anche le dinamiche occupazionali: se nel 1990 il commercio garantiva il 15 per cento sul totale degli occupati, e cioè circa tre milioni e mezzo di addetti, la tendenza ha poi subito ovviamente un’inversione. Inoltre secondo i dati della Confcommercio fino al 2013 sono sparite circa 260 imprese al giorno con riduzione più consistente nel Mezzogiorno, registrando nel periodo gennaio-ottobre 2014 il numero più elevato di cessazioni rispetto alle iscrizioni di imprese. Le aree più toccate sono state quelle dell’ingrosso alimentari e dell’ingrosso abbigliamento.
C’è da dire questo: negli anni successivi alla crisi si è visto un notevole tasso di risparmio da parte delle famiglie italiane che, timorose del periodo nero che si era abbattuto sul commercio in Italia, hanno permesso poi una successiva tenuta nei consumi andando incontro a una stabilizzazione, seppur risicata. Ad oggi, però, l’eccessiva e crescente incertezza politica e il timore di ulteriori manovre fiscali preoccupano certamente i consumatori ma su tutti i commercianti. Quest’ultimi, avendo una grossa pressione fiscale da fronteggiare e delle notevoli difficoltà da affrontare per la propria attività commerciale, influenzano in negativo il commercio al dettaglio e di riflesso quello all’ingrosso.
In prospettiva, secondo dati 2016 e 2017, ci avviamo verso un periodo di tenuta dal punto di vista del commercio: il valore percentuale del commercio all’ingrosso e al dettaglio all’interno del Pil dovrebbe attestarsi a 13 recuperando qualche perdita subita, ma ancora lontana dai livelli pre-crisi.
Questo è lo scenario che si profila nel futuro prossimo, salvo una politica interventista che metta in condizione il commercio dell’ingrosso di nutrire nuove e forti speranze.